8 ottobre 2015, GIORNI DI SEQUESTRO 1327
Vorrei precisare che noi non dobbiamo dire la verità per convincere quelli che non la conoscono, ma per difendere quelli che la conoscono
(William Blake)
Pezzo dopo pezzo, carta dopo carta il castello di carta indiano inizia a vacillare, la perizia sottostante che vi proponiamo è stata effettuata sugli allegati presentati dalla delegazione indiana al Tribunale ITLOS di Amburgo, la messa in scena ormai è sotto controllo, i responsabili di questo sequestro dei nostri Fucilieri di Marina devono iniziare a preoccuparsi. La verità sta iniziando a venire fuori...
Acta est Fabula, ( lo spettacolo è finito )
Esaminando l' autopsia prospettata dalle autorità indiane al Tribunale di Amburgo la conclusione è sempre la stessa:
Al St.Antony non hanno sparato dalla Enrica Lexie.
Annex 4 - Autopsia 'Sasikala'
Post-mortem report of Mr Ajeesh and Mr Valentine, 16 February 2012
Con l'uscita dei documenti indiani dalla cassaforte in cui erano stati tenuti fin dall'inizio quello che sicuramente ha ricevuto maggior risalto sulla stampa italiana sono state le autopsie, per l'ovvio motivo che indicavano un dato oggettivo e facilmente comprensibile: le misure di un proiettile.
In questa analisi mancando ovviamente le competenze per entrare nel merito dell'aspetto medico-legale (nessuno dei professionisti del settore che sono stati interpellati ha voluto finora commentare i documenti) ci limitiamo all'analisi delle misure dei due proiettili repertati, il primo nella salma del pescatore più anziano Valentine e il secondo nel giovane Pinku.
Valentine Jalestine
ANNEX 4: Le misure del proiettile #1
Le misure del proiettile repertato sono indiscutibili, calibro 7,62mm lunghezza 31 mm.
Le misure del proiettile refertato (sopra) - (immagini esemplificative NON raffigurano il reperto originale)
Non è un proiettile in dotazione al team italiano, non ha nulla a che fare con le armi sequestrate sulla Lexie, non è neanche di standard occidentale.
Tavola comparativa: La lunghezza di alcuni tipi di proiettili. A destra quelli in uso sulla Lexie (cal. 5.56)
Si tratta di un proiettile di fabbricazione russa progettato addirittura a fine '800 e passato per successive evoluzioni, e può essere assimilato alla cartuccia 7,62x54R, che a sua volta può essere sparata da armi diffusissime e che troviamo in mano sia a forze armate regolari sia a irregolari o pirati. Esiste documentazione in immagini e video che lo confermano.
Ad esempio in India le armi camerate per questa cartuccia risultanto prodotte dalla fabbrica statale "Ordnance Factory Tiruchirappalli".
Non si vuole indicare che questo proiettile provenga da un'arma delle FF.AA. indiane, o dello Sri Lanka, o da chiunque. Si vuole indicare che non può provenire dalle armi in dotazione del team militare italiano di scorta e protezione della Enrica Lexie che sono tutte in calibro 5.56 mm.
Ajees Pinku
In questo caso le misure del proiettile repertato sono diverse:
ANNEX 4: Le misure del proiettile #2
Un proiettile metallico di lunghezza 2,4cm (24mm) e massima circonferenza 1,9cm (diametro 6,05mm) con una rastrematura a punta è stato trovato nella milza coperto da coagulo di sangue. Il proiettile è stato trovato compresso alla base e la base misura 0,7x0,4cm.
Ci troviamo di fronte a un proiettile compresso e deformato dall'urto evidentemente contro ossa molto resistenti, come conferma il passo seguente:
ANNEX 4: Ajees Pinku Post-Mortem brano #1
La cartilagine della costola è stata trovata fratturata e frammentata e i seguenti organi trafitti in questo ordine..."
Anche le dimensioni della lacerazione dovuta all'ingresso del proiettile sono incompatibili col foro di ingresso lasciato da un proiettile calibro 5.56mm
Ferita lacerata penetrante di entrata 2,7x1,6 cm (27x16mm)
Conclusioni
Entrambe i proiettili hanno misure diverse da quelli che possono essere sparati dalle armi in dotazione ai militari italiani.
Nel primo caso (Jalestine) la cosa è di macroscopica evidenza.
Questo comporta che i due militari italiani non dovevano neanche essere arrestati, perchè le autopsie sono del giorno 16 febbraio successivo ai fatti, e bastava un semplice esame del calibro delle armi in dotazione fatto sulla nave per scagionarli.
Ma le autopsie restano nel cassetto e il 17/2/2012 il Dr. Nisha dell'FSL (Forensic Science Laboratoy) esegue un sopralluogo sul peschereccio St.Antony e recuperando i frammenti di due proiettili decide a occhio nudo (apprezzando i centesimi di millimetro con un metro a nastro) che questi frammenti sono calibro 5.56 mm (in ANNEX 8).
Il sopralluogo a bordo del St.Antony (video Venad News)
E in base a questo il giorno 19/2/2012 i due militari italiani sono arrestati anzichè scagionati.
Ritroveremo questi due frammenti di proiettile nella analisi balistica (ANNEX 7) firmata dallo stesso Dr. Nisha, dove è scritto che "non si può dire" se questi frammenti provengono dai fucili sequestrati, e quindi che sono calibro 5,56 mm.
da ANNEX 7: le incerte conclusioni dell'esame balistico
Non è possibile una valutazione compiuta se i pezzi del rivestimento (ndr: il mantello del proiettile) frammentati viene sparato attraverso una qualsiasi delle armi da fuoco o canne di riserva coinvolte in questo caso o no
E infatti, come vedremo nell'analisi balistica, si tratta di frammenti un un caso del peso di 0,8 grammi, nell'altro caso del peso da 0,4 a 0,1 grammi.
Non si capisce come il Dr. Nisha il 17/2/2012 abbia potuto concludere che erano calibro 5.56mm, per giunta misurandoli col metro a nastro come si vede nei filmati.
Ancora una volta si deve rilevare che le indagini fin dal principio furono finalizzate a incolpare i militari italiani creando documenti apparentemente tecnici con le conclusioni campate in aria.
Il documento che scagionava da subito i militari italiani, le autopsie, è rimasto nel cassetto fino al 4 agosto 2015, e lo abbiamo solo per la correttezza giuridica del Tribunale del Mare di Amburgo.
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